Blog

il continuo assedio della zombificazione newsletter ufficiale rick dufer daily cogito

Il continuo ASSEDIO della zombificazione

Sei una città in continuo assedio Non lasciarsi occupare impunemente.  Questo credo sia da sempre uno dei leitmotiv di Daily Cogito, che ci accompagnerà ancor più decisamente in questa stagione. Siamo delle città assediate nel mezzo della “guerra dell’attenzione” e se lasciamo sguarnite le nostre difese, ecco che rischiamo di venir occupati da forze che nemmeno immaginiamo. Essere coscienti e consapevoli significa prima di tutto non lasciare che l’iperstimolazione che il mondo continua a gettarci contro (oggi più che mai) passi inosservata: le parole che lasci entrare influenzano la tua percezione del mondo; le storie che ti passano sottopelle cambiano le tue idee; le esperienze di cui ti fai partecipe più o meno consapevolmente deformano la visione che hai delle cose. E se non stai all’erta, cambierai in modo insensibile, e il mondo intorno a te diventerà alieno perché tu sei diventato alieno a te stesso. La zombificazione passa da lì, approfittando delle nostre sentinelle addormentate davanti alle distrazioni, ai divertissement, alle urla che chiedono la nostra attenzione spasmodicamente, e l’infelicità di oggi si può misurare proprio in chili, anzi tonnellate, di distrazione. Non sei distratto dalle sofferenze, dai dolori, dalla gravità del reale, ma sei distratto dalla capacità di prendere in mano la direzione che le storie, le parole e le esperienze possono dare alla tua vita. Sei una città sotto assedio, ma forse non te ne sei ancora accorto: credo sia giunto il momento di svegliare quelle sentinelle e rimetterle al lavoro.

Di più
milioni di milioni e ora pausetta newsletter ufficiale rick dufer daily cogito

MILIONI di MILIONI, e ora pausetta

Qualche numero, qualche GRAZIE La quinta stagione di Daily Cogito è terminata ed è giunto il momento di fare un po’ di conti e dare letteralmente i numeri. Dal 12 settembre 2022, Daily Cogito ha raccolto le seguenti statistiche: – 15 milioni di ascolti totali, 30% da podcast, 60% da YouTube; – 3 milioni e mezzo di ORE totali ascoltate;– 26 mila nuovi iscritti al canale YouTube (dato che conferma la costanza della crescita, in media 2500/3000 iscritti mensili dal 2015, con variazioni minime);– 200 milioni di impressioni su YouTube (ovvero, la mia faccia è stata vista 200 milioni di volte, che fa un po’ paura);– su YouTube, il 66% dei contenuti è visto da utenti “di ritorno”, il 33% da utenti “casual” (anche qui, il dato è eccellente, significa che gran parte delle views arriva da gente che conosce già il mio lavoro: noi non miriamo a diventare virali per un pubblico “casual” e questo dato è davvero positivo);– abbiamo raggiunto un picco di 2.440 abbonamenti attivi;– 4.000 nuovi iscritti alla CogitoLetter (che, lo devo dire, è una delle parti del progetto che funziona meglio e mi fa davvero felice!); – quasi 60 eventi dal vivo in 8 mesi, tra conferenze, spettacoli e presentazioni, sempre partecipati con grande entusiasmo da molte persone!– 50 Cogitate con ospiti per un totale di 57 ospiti provenienti da ogni campo del sapere avuti in studio o a teatro durante la stagione. I numeri però non hanno molto significato finché non emerge una considerazione centrale: durante questa stagione siamo cresciuti come non mai, umanamente e professionalmente parlando. Abbiamo incontrato sfide e difficoltà che ci hanno fornito strumenti per migliorarci; ci siamo lanciati in progetti un po’ pazzi e squilibrati che hanno stimolato nuove prospettive sulla nostra attività (tour, festival, videocorsi, cogitate a teatro…); abbiamo fatto crescere la confidenza e l’interazione con voi, sia in live che sui social; abbiamo allargato la squadra con l’arrivo di Valerio… insomma, questa è stata finora la stagione più importante nella storia di Daily Cogito e, per me, l’anno professionalmente più importante e soddisfacente. Insomma, i numeri fanno impressione (soprattutto per un canale di filosofia), ma sono solo la conseguenza di un lavoro fatto bene che mira a ben altro che ai numeri!  Siamo orgogliosi di quel che abbiamo costruito e sono certo che ci seguirete anche nella prossima stagione, nella quale non vogliamo mollare proprio per niente e abbiamo già in testa alcuni progetti stratosferici! Perciò,  GRAZIE siete una Community unica e mi sento onorato di farne parte!  (adesso riposiamo, sono un po’ stanchino, capo…)

Di più
Cosa imparare dai Puzzle che ODIO newsletter ufficiale rick dufer daily cogito

Cosa imparare dai Puzzle (che ODIO)

Odio i puzzle, ma… Ho sempre odiato i puzzle, devo ammetterlo: trovo tediosa l’azione di cercare i giusti incastri, le proporzioni e i colori corretti, rovistando tra quel che manca di trovare il proprio ordine. Eppure, sono consapevole che i puzzle portano un’importante lezione: come ti incastri tu nei pezzi che trovi intorno a te?  Ognuno di noi può essere considerato il pezzetto di un puzzle di cui è difficile ricostruire l’intera immagine. Ma quel che possiamo fare è capire come sono fatti gli incastri già posti intorno a noi: infatti, quando veniamo al mondo, ci troviamo già circondati da insenature, protuberanze, faglie frastagliate, coste irregolari, e tutto questo è composto dalle altre persone e da quello che, prima di noi, hanno costruito nel mondo.  Alcune volte ci scoraggiamo perché, non riuscendo a capire quale sia l’immagine dell’intero puzzle, perdiamo motivazione nel farne parte. Ma il compito di un pezzo del puzzle è comprendere non tanto il disegno completo (che sarà sempre al di fuori delle nostre capacità, anche perché nel tempo si trasformerà radicalmente), quanto piuttosto gli incastri che lo circondano da vicino. Ecco allora che la motivazione sarà quella di trovare la giusta proporzione, la “misura di sé” nelle relazioni con quello che mi sta vicino. In questo caso, il pezzo del puzzle riuscirà anche a volersi un po’ più bene, a trovare il suo scopo in mezzo al caos del tavolo su cui viene a comporsi. Troppo spesso, l’incapacità di vedere il disegno completo si tramuta nel disinteresse per gli incastri a me prossimi: lì, iniziamo a non avere cura di chi ci circonda, dell’ambiente di cui siamo parte, dei doveri che siamo chiamati a rispettare, e diventiamo persone peggiori, rancorose, poco “incastrate” e senza misura. Il puzzle ci insegna a guardarci intorno, non troppo lontano, per aver cura degli incastri vicini. Lì, c’è un pezzo di felicità anche per il pezzo di un puzzle.

Di più
Vivere bene in riserva newsletter ufficiale rick dufer daily cogito

Vivere bene in Riserva

Quando sei in riserva Siamo ormai agli sgoccioli… di Rick DuFer, prima che della stagione di Daily Cogito! Eh sì, sono proprio in riserva, ragazzi, è da gennaio che non ci fermiamo un secondo e i ritmi, dal trasloco nei nuovi Studios in poi, sono stati a dir poco forsennati. Mancano due settimane prima della pausa, quindi credo che ce la faremo senza grandi tragedie, ma devo dire una cosa: HO SEMPRE VOGLIA DI ANDARE IN LIVE.  Questo è un problema perché mi ricorda quanto il piacere di quello che faccio possa essere anche una grande trappolona: il bisogno di prendermi una pausa è spesso molto inferiore al desiderio di condividere idee e ragionamenti con la community e questo è un meccanismo che, anche in passato, mi ha portato al burnout. Sono molto felice di ciò, sia inteso, perché se sei stanchissimo ma senti ancora la voglia di produrre contenuti, vuol dire che hai trovato proprio il lavoro giusto per te. Anche stamattina, nel preparare questa newsletter, sono felice di essere davanti alla tastiera, sapendo che apprezzerete i consigli di lettura, i materiali condivisi, et cetera! Per fortuna, nel tempo ho costruito un team che, aiutandomi nella produzione di contenuti, mi permette di non giungere più all’esaurimento totale (anche se ora FEDE è il nome del mio esaurimento permanente) Proprio quando sono in riserva mi ricordo di quanto bello sia quel che abbiamo costruito. Incontro di continuo persone che, stanche di quel che fanno (parlo ANCHE di miei colleghi, beninteso), di fronte alla riserva sono sempre tentate di “mollare”, e non è affatto una cosa bella da vivere. Io mi tengo stretta questa sensazione di fortuna immane.  Perciò, non sapendo fin dove arriverò nei prossimi giorni, vi ringrazio fin da ora per questa magifica stagione che abbiamo condiviso insieme: nella sesta ci aspettano soprese, crescite e occasioni di incontro ancor più straordinarie, e io già ora non vedo l’ora (capite qual è il mio problema?)

Di più
Cosa ti fa agire e COME ti fa agire newsletter ufficiale rick dufer daily cogito

Cosa ti fa agire e COME ti fa agire?

Il centro del tuo agire Spesso ce ne dimentichiamo, ma le nostre azioni, così come le convinzioni e i pensieri, ruotano intorno a dei perni che danno forma a quel che siamo e facciamo. Quei perni vengono solitamente chiamati “valori” e sono assiomi indimostrabili della nostra esistenza. Per esempio: se io ritengo che l’essere umano sia una creatura dotata di un certo grado di autonomia, le mie idee e le mie azioni prenderanno la forma di quel presupposto (potrei votare partiti liberali, adottare un modello educativo aperto alla sperimentazione e al trial&error, innamorarmi di Kant e Seneca, et cetera); se, al contrario, ritengo che siamo tutti il frutto inossidabile delle condizioni ambientali e che non ci sia un grado di libertà nel nostro agire, la mia persona e i miei comportamenti si dirigeranno verso idee, autori e convincimenti ben precisi (promuoverò un sistema politico più dirigista, un’educazione volta al “nudging”, sarò più vicino a Marx ed Hegel, et cetera) – ovviamente questi sono tutti esempi astratti e la diversificazione umana è molto più ampia. Sono convinto che avere un cervello significhi fare “reverse engineering” del nostro agire e, analizzando il modo in cui mi comporto in un dato ambito, risalire la fonte fino a riconoscere i “perni” (o valori) che danno forma al mio agire. Questo retro-engineering è fondamentale anche per accorgermi di quando il mio agire NON è conforme ai miei valori (per esempio: mi sento liberale ma non ho alcuna fiducia nell’autonomia di mio figlio adolescente), o anche di quando i miei valori di riferimento mi spingono a compiere qualcosa che ritengo odioso. Oggi voglio quindi invitare i lettori di questa newsletter a porsi SEMPRE il problema delle radici del proprio agire: quali sono i perni delle mie azioni e idee? Sono conformi a quel che sono e al tipo di individuo che voglio diventare? E le mie azioni sono coerenti con quei perni? Si tratta di una veglia continua, una sorveglianza fondamentale per evitare di perdere malamente la strada. Questo è quel che Kant intendeva quando scrisse: “Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!” Buona domenica a tutti!

Di più
Calci in culo a Putin ma con prudenza newsletter ufficiale rick dufer daily cogito

Calcinculo a Putin, ma con prudenza

Calcinculo a Putin… o no? Gli avvenimenti di ieri in Russia (la rivolta della Wagner contro Putin) mi ha ricordato di nuovo l’importanza della parola PRUDENZA. Ho visto molti amici, che con me condividono la volontà che l’Ucraina e la democrazia prevalgano sulla violenza e la prevaricazione, inneggiare subito al trionfo, alla sconfitta di Putin, con toni tra il vittorioso e il sarcastico. Io non ho detto né scritto nulla perché questi sono processi lenti che vanno valutati con grande lucidità, e mi rendo conto che ancora una volta le cose stavano proprio così: in serata, Prigožin ha annunciato la marcia indietro dopo un accordo con il presidente bielorusso che ha mediato, frenando l’avanzata della Wagner verso Mosca. A conti fatti, possiamo affermare che ciò ha mostrato le crepe nel sistema politico di Putin, senza dubbio, ma anche qui bisogna andarci con grande calma: non sappiamo quali fossero le intenzioni, le cause scatenanti, né il contenuto della mediazione che ha poi portato al raffreddamento della situazione. Questo solo per ribadire il valore della prudenza, soprattutto quando la realtà ci spinge a iper-reagire (in quanto sentiamo di essere necessitati a dire qualcosa, a far sentire la nostra presenza, a torto o a ragione): aspettare, fare un bel respiro, valutare con tempistiche adeguate, differire la reazione è un atto di grande amor proprio, in un’epoca dove l’istinto e la parola della prima di chiunque altro ci imbruttisce di giorno in giorno. Ora, al netto del caso specifico (ma è esattamente la stessa cosa che ho detto a riguardo del caso dell’incidente stradale provocato dai The Borderline), se vuoi avere cura di te, se vuoi rendere più lucida la tua giornata, chiaro il tuo pensiero, la prudenza è uno strumento fondamentale. Ti ricorda che per capire davvero le cose serve il tempo per metabolizzare le informazioni, e che la comprensione trova nell’istinto il suo più acerrimo nemico. Questo può essere applicato a ogni cosa della vita. Detto questo, speriamo che Putin venga preso a calci in culo il più velocemente e ferocemente possibile, magari proprio dai suoi stessi leccapiedi. In quel caso, senza alcuna prudenza. Ciò che mi spinge a perseverare nel campo della curiosità, pur consapevole che non ne saprò mai abbastanza, è la consapevolezza che ciò si applica non solo alle conoscenze tecniche, scientifiche o culturali, ma anche alle relazioni, al carattere, alla mia stessa psiche. Non ne saprò mai abbastanza di me stesso, di mia moglie, dei miei vicini, delle mie paure, dei miei difetti, e solo molto dopo arrivo a dire: non ne saprò mai abbastanza di filosofia, di fisica, di psicologia, et cetera.  Mi sono convinto, nel tempo, che chi si arrende al “mai abbastanza” e getta la spugna (smettendo di incuriosirsi e studiare, arrendendosi alla conoscenza altrui e all’estraneità, non nutrendo un sapere nei confronti di qualsiasi cosa possa attirarlo) finisce per inaridirsi e lasciare molto di più la propria vita in mano al caso. Se non nutro la curiosità, se smetto di cercare, se mi arrendo all’ignoranza, allora la mia condizione diventa statica e ciò significa che i movimenti del mondo mi prenderanno sempre alla sprovvista, mi sballotteranno a destra e a manca senza che io possa farci granché, diventerò simile a una palla di gomma che rimbalza insensibilmente verso la morte. E ciò, per me, è angosciante. Per questo, credo che la fatica della curiosità sarà sempre meno dolorosa e tragica della staticità solo apparentemente comoda. E che il “sapere di non sapere” deve davvero diventare un motore di auto-comprensione e non un anatema da rifuggire. Avere il coraggio di affacciarsi alla propria ignoranza e accettarla, senza ritrarsi, è parte integrante del saper sopravvivere ad un mondo di continuo cambiamento.

Di più