Calci in culo a Putin ma con prudenza newsletter ufficiale rick dufer daily cogito

Calcinculo a Putin, ma con prudenza

Calcinculo a Putin… o no?

Gli avvenimenti di ieri in Russia (la rivolta della Wagner contro Putin) mi ha ricordato di nuovo l’importanza della parola PRUDENZA.

Ho visto molti amici, che con me condividono la volontà che l’Ucraina e la democrazia prevalgano sulla violenza e la prevaricazione, inneggiare subito al trionfo, alla sconfitta di Putin, con toni tra il vittorioso e il sarcastico. Io non ho detto né scritto nulla perché questi sono processi lenti che vanno valutati con grande lucidità, e mi rendo conto che ancora una volta le cose stavano proprio così: in serata, Prigožin ha annunciato la marcia indietro dopo un accordo con il presidente bielorusso che ha mediato, frenando l’avanzata della Wagner verso Mosca.

A conti fatti, possiamo affermare che ciò ha mostrato le crepe nel sistema politico di Putin, senza dubbio, ma anche qui bisogna andarci con grande calma: non sappiamo quali fossero le intenzioni, le cause scatenanti, né il contenuto della mediazione che ha poi portato al raffreddamento della situazione.

Questo solo per ribadire il valore della prudenza, soprattutto quando la realtà ci spinge a iper-reagire (in quanto sentiamo di essere necessitati a dire qualcosa, a far sentire la nostra presenza, a torto o a ragione): aspettare, fare un bel respiro, valutare con tempistiche adeguate, differire la reazione è un atto di grande amor proprio, in un’epoca dove l’istinto e la parola della prima di chiunque altro ci imbruttisce di giorno in giorno.

Ora, al netto del caso specifico (ma è esattamente la stessa cosa che ho detto a riguardo del caso dell’incidente stradale provocato dai The Borderline), se vuoi avere cura di te, se vuoi rendere più lucida la tua giornata, chiaro il tuo pensiero, la prudenza è uno strumento fondamentale. Ti ricorda che per capire davvero le cose serve il tempo per metabolizzare le informazioni, e che la comprensione trova nell’istinto il suo più acerrimo nemico. Questo può essere applicato a ogni cosa della vita.

Detto questo, speriamo che Putin venga preso a calci in culo il più velocemente e ferocemente possibile, magari proprio dai suoi stessi leccapiedi. In quel caso, senza alcuna prudenza.

Ciò che mi spinge a perseverare nel campo della curiosità, pur consapevole che non ne saprò mai abbastanza, è la consapevolezza che ciò si applica non solo alle conoscenze tecniche, scientifiche o culturali, ma anche alle relazioni, al carattere, alla mia stessa psiche. Non ne saprò mai abbastanza di me stesso, di mia moglie, dei miei vicini, delle mie paure, dei miei difetti, e solo molto dopo arrivo a dire: non ne saprò mai abbastanza di filosofia, di fisica, di psicologia, et cetera. 

Mi sono convinto, nel tempo, che chi si arrende al “mai abbastanza” e getta la spugna (smettendo di incuriosirsi e studiare, arrendendosi alla conoscenza altrui e all’estraneità, non nutrendo un sapere nei confronti di qualsiasi cosa possa attirarlo) finisce per inaridirsi e lasciare molto di più la propria vita in mano al caso.

Se non nutro la curiosità, se smetto di cercare, se mi arrendo all’ignoranza, allora la mia condizione diventa statica e ciò significa che i movimenti del mondo mi prenderanno sempre alla sprovvista, mi sballotteranno a destra e a manca senza che io possa farci granché, diventerò simile a una palla di gomma che rimbalza insensibilmente verso la morte. E ciò, per me, è angosciante.

Per questo, credo che la fatica della curiosità sarà sempre meno dolorosa e tragica della staticità solo apparentemente comoda. E che il “sapere di non sapere” deve davvero diventare un motore di auto-comprensione e non un anatema da rifuggire.

Avere il coraggio di affacciarsi alla propria ignoranza e accettarla, senza ritrarsi, è parte integrante del saper sopravvivere ad un mondo di continuo cambiamento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *