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Assassini della Luna Fiorita: evviva SCORSESE

Scorsese e il cinema

Ha ragione Scorsese quando afferma che i film Marvel non sono cinema. Ma non ha ragione per la critica in sé, ha ragione perché poi tira fuori una pellicola come “Killers of the Flower Moon” che dimostra, per distacco, la sua tesi.

Il suo ultimo film è cinema allo stato puro e fa impallidire gran parte delle produzioni attuali: fotografia e messa in scena mozzafiato, recitazione di livello altissimo, narrazione minuziosa e ben cadenzata, personaggi credibili e appassionanti, un finale che sorprende sia dal punto di vista narrativo che artistico.

Devo dire che sono andato in sala molto scettico dopo “The Irish Man” (che ho trovato a tratti insopportabile, soprattutto per la scelta del casting – Robert De Niro ottantenne che viene ringiovanito a trentenne con la CGI ma comunque si muove e cammina da ottantenne era una caricatura), vista anche la durata del film che sta intorno alle 3 ore e mezza, ma sono stato felice di ricredermi. “Killers of the Flower Moon” è un western vero che trascina con sé i caratteri noir del cinema di Scorsese.

Impossibile non vedere in questo film la convergenza di tantissime anime della sua arte: i personaggi profondi di “Silence”, le scene di omicidio di “Goodfellas”, il disagio che rasenta la follia ribelle di “Taxi Driver” e il pessimismo politico di “Gangs of New York” (per non parlare di ambientazioni, fotografia e tante altre anime). Il film mi ha fatto venire voglia di rivedere tanti film del regista perché ho la sensazione che in questa opera abbia voluto nascondere molti più indizi di sé e della sua storia artistica di quanto abbia fatto in passato. Il film è anche una risposta al pessimismo che aleggia intorno alla Hollywood di oggi: c’è ancora un’anima ambiziosa nel cinema, esistono le storie di alto livello, si può trovare lo spazio per produrre qualcosa che sia di ispirazione.

La questione è la seguente: quanto abbiamo il coraggio di “ripulirci” da tutto il rumore che anche nel cinema imperversa, tra remake, reboot, saghe infinite e infinitamente insignificanti che si trascinano come cadaveri zombificati e fanno leva solo sulla nostra voglia di comfort? Senza voler quindi demonizzare i film della Marvel o la saga morente di Star Wars, proviamo a chiederci: abbiamo voglia di scoprire cose nuove, magari anche più faticose, ma di maggior significato rispetto a ciò che solletica le nostre voglie nostalgiche?

Perché Scorsese questo ci ha dato con “Killers of the Flower Moon”, un film importante che ci ricorda che il cinema è ancora vivo e vegeto, se solo abbiamo voglia di riconoscerlo in mezzo al ciarpame.

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