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L’ignoranza è il carburante, non il nemico

Amore per… la conoscenza?

No. 
La filosofia non è amore per la conoscenza. Anche se l’etimologia significa questo (anzi, meglio: “amicizia” per la saggezza), il concetto che ne traiamo è spesso fuorviante. Il filosofo non è innamorato della saggezza e della conoscenza, se non per la relazione che questi concetti intrattengono con il proprio negativo: l’ignoranza. Infatti, cos’è la saggezza se non la consapevolezza che ci manca ancora così tanto per capire? Cos’altro è la conoscenza se non la fame che sentiamo quando ci si accorge di quanto ancora rimane al di fuori del nostro sguardo?

La scienza è, senza alcun dubbio, un amore per il sapere: essa si definisce in buona parte per i metodi e sistemi che stanno “al di qua” di quel che abbiamo saputo e capito e difficilmente può trovare la sua dimensione in ciò che sta “al di là” di quel che ha formalizzato. Un astrofisico passerà gran parte della sua vita  dedicando le energie mentali a definire quel che ha osservato e, per quanto sia sperabile che rimanga un lumicino che gli permetta di accorgersi di quanto ancora non abbiamo né visto né compreso, il suo lavoro sarà quello di dare concetti, parole ed equazioni a ciò che sta “al di qua” di quanto abbiamo osservato del mondo e della natura. 

Lo stesso vale per lo psicologo, per il chimico, per l’ingegnere: la scientificità si definisce in base a ciò che abbiamo catturato, con l’osservazione, con le nostre macchine, con gli occhi, i sensi e la matematica. Ma non è così per la filosofia. 

Essa, infatti, è definita proprio sulla base di ciò che ancora è escluso dalla presa razionale, linguistica e concettuale del mondo. La filosofia ragiona sui “problemi illimitati” (come ho argomentato in “Seneca tra gli zombie“) ed è proprio per questo che il filosofo non può che arrendersi alla sconfinata ignoranza che ancora pervade la sua ricerca: riflettere sulla morte, sull’animo buono, sulla ricerca del bene, sulla natura della bellezza, sulla radice della personalità e sui concetti ultimi della metafisica, significa esporsi a un tipo di problema che per sua stessa struttura è irrisolvibile. Ma, al tempo stesso, è irrinunciabile. 

Per questo, la conoscenza filosofica è un vero e proprio amore per l’ignoranza: io sento quanto ancora ignoro e ciò, invece di abbattermi e farmi rinchiudere dietro le barricate delle mie convinzioni, mi spinge e mi affama ancora di più, mi motiva a cambiare prospettive e domande, a sentire la necessità di compiere un passo in più nel vuoto, senza rinunciare alla scintilla della ricerca che, per quanto sconfitta in partenza, è il carburante stesso della saggezza umana.

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