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Dire sempre tutta la MENZOGNA

Di questi temi mi capita di ragionare molto sul rapporto tra verità e menzogna. Ci ragiono perché sono convinto che, per quanto l’essere umano sia una creatura necessariamente condannata a mentire a più riprese, la società in cui ci troviamo si sia completamente arresa all’idea che la menzogna non sia solo inevitabile, ma anche desiderabile e vantaggiosa. 

Un tempo avevamo l’onestà di dire: “Vero, non possiamo evitare di mentire agli altri e a noi stessi, ma almeno dovremmo avere il coraggio di ammettere che non è una bella cosa!” In questo modo mentivamo, ma di tanto in tanto riuscivamo a confessare le nostre debolezze senza doverci raccontare di quanto nobili fossero i fini che ci spingevano a mentire. Inoltre, sapevamo che mentendo prima o poi qualcuno dei nostri vicini (il più pericoloso dei quali era lo specchio) avrebbe smascherato le nostre menzogne. 

Oggigiorno quel coraggio e quella consapevolezza ci mancano drammaticamente: da un lato ammantiamo le nostre bugie di “nobili fini”; dall’altro, siamo patologicamente disabituati a immaginare le conseguenze, per noi e per gli altri, di quelle bugie. Ripetiamo a noi stessi quanto le menzogne di cui siamo portavoce siano sempre giustificate in quanto volte al raggiungimento di qualche altissimo obiettivo: siamo altruisti ingannatori, filantropi mentitori, amorevoli truffatori, sempre capaci di raccontare (ma solo quando veniamo scoperti) quanto fossero pure le nostre intenzioni dietro anche i più biechi sotterfugi.

Consideriamo gli altri necessariamente inferiori, perciò meritevoli dei nostri raggiri, come se fossero bambini da educare poiché privi di autocoscienza, e ci stupiamo come di fronte ad una meraviglia della natura nel momento in cui la loro mancanza di cervello scopre le nostre elaboratissime trame. E non immaginiamo mai con anticipo quel che succederà quando verremo scoperti: per questo, veniamo sorpresi con le braghe calate, completamente indifesi e davvero innocenti, inconsapevoli, zombie come le persone intorno a noi a cui mentivamo considerandole tali. 

La decenza morale ci impone, al contrario, di considerare la menzogna come un inciampo inevitabile (il linguaggio è già di per sé un fine modo di mentire, poiché è una strutturale falsificazione del reale) ma nondimeno condannabile e indesiderabile. Ma siamo così intrisi di vigliaccherie morali da aver dimenticato quanto sia fondamentale TENDERE al dire la verità anche quando non siamo all’altezza del compito, rifugiandoci in convenienti sotterfugi volti, nella migliore delle ipotesi, a mascherare le nostre debolezze e limitare i danni delle nostre incompiutezze. 

Signore e signori, noi siamo mentitori, facciamocene una ragione. Ma ciò significa forse abbassare le pretese nei confronti di noi stessi al nostro livello più basso? Utilitarismo, altruismo d’accatto, mancata trasparenza nei confronti di sé e, quel che è peggio, disonestà di fronte a ciò che vedo allo specchio: se pensiamo che tutto questo non ci prepari mai all’infelicità che poi si abbatte inevitabile sulle nostre vite, allora siamo i peggiori illusi. 

Dire la verità, o almeno volerla dire anche quando non ci riesco, potrà non sembrare conveniente. Eppure, è l’unico modo per far sì che la catastrofe delle nostre vite non crolli su se stessa a ogni piè sospinto, lasciandoci malfermi a chiederci: “Ma cosa diavolo è successo?” 

Facile, amico mio: è successo che hai dimenticato cosa significhi voler dire la verità. 

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