Dire sempre (o quasi) la Verità (o quasi)

Quando ero piccolo, una parte de “I viaggi di Gulliver” mi colpì moltissimo. Il padrone dei cavalli, gli Houyhnhnm, si stupisce di quanto gli esseri umani siano contraddittori nell’usare il linguaggio per NON dire la verità. Parafraso perché sono in viaggio e non ho con me il libro, ma più o meno dice: “Trovo assurda la vostra tendenza a usare parole per dire ciò che non è. Le parole dovrebbero servire a dire proprio come stanno le cose!” 

Per un filosofo, questa è una visione molto ingenua: come si può dire come stanno le cose usando un sistema simbolico che fa dell’approssimazione il suo marchio di fabbrica? Le parole sono necessariamente distaccate dalle “cose come stanno” poiché sono solo segni a cui noi, in modo più o meno arbitrario, leghiamo dei significati che di contesto in contesto cambiano, a volte anche in modo radicale. 

Ma il padrone dei cavalli ha senza dubbio ragione nel denunciare l’uso che si fa delle parole. Infatti, pur conoscendo perfettamente la distanza tra “parole” e “cose”, le intenzioni di chi comunica dovrebbero essere sempre rivolte a rendere chiaro il proprio messaggio. Ovvero, dovremmo essere sempre intenzionati a dire la verità, o meglio: la cosa più vicina possibile alla verità. Invece, per i motivi più svariati, ci ritroviamo a mentire, ingannare, manipolare, per paura, voglia di potere, secondi fini o “utilità”.

E il padrone dei cavalli riesce a far vergognare Gulliver della propria appartenenza al genere umano. 
A migliorare la consapevolezza di Gulliver è proprio quel senso di vergogna: se mi vergogno delle menzogne dette, la prossima volta le mie intenzioni saranno molto più in linea con la funzione del linguaggio, che è quella di esprimere nel modo più limpido possibile quello che penso e sono. Per quanto noi cerchiamo di fuggire dalla vergogna del veder svelate le nostre menzogne, quell’esperienza terribile è parte integrante della capacità di dire “la cosa più vicina alla verità”, anche quando questo fa male. 

Perciò, in questa newsletter auguro a tutti noi di provare quella vergogna e avere la forza di non volerla più provare: nessuno di noi è esente dalla menzogna, per cattiva o ingenua coscienza, ma importante è rendersi conto del danno commesso e, magari trovando il proprio Houyhnhnm, ricordarsi di quanto sia importante dire le cose come stanno, nel modo più onesto e chiaro possibile. 

In giorni di grandi menzogne, la lezione data a Gulliver da un cavallo è fondamentale anche per noi.


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