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Sarò all’altezza dei cambiamenti?

Al cospetto dei cambiamenti

Sarò all’altezza di quello che potrebbe accadere?

Questa domanda sorge quando ci si rende conto che le condizioni del mondo in cui vivo traballano in modo vistoso. In questi giorni, con l’escalation del conflitto israelo-palestinese, non possiamo esimerci dal valutare le nostre condizoni e porci quella domanda lì: “Sarò all’altezza?”, “Sono pronto?” Qualcuno si chiederà: ma pronto a cosa? Al cambiamento.

Non voglio ovviamente gufare, ma sempre di più sembra evidente che il modello di vita al quale siamo abituati (e che troppo spesso diamo per scontato) attraversa un momento di crisi esistenziale piuttosto preoccupante: le democrazie vengono meno nel mondo in via di sviluppo, le autocrazie tornano ad essere affascinanti per i più e la violenza, per molto tempo accantonata come strada per risolvere problemi, ha riacquistato terreno in modo preoccupante.

Come sempre, il mio intento non è quello di allarmare perché in questo già i mezzi di informazione e i giornalisti fanno il loro sporco lavoro (male). Quel che voglio dire è che siamo in un momento delicatissimo nel quale molti meccanismi che sorreggono il mondo sono al di fuori del nostro controllo: non c’è alcun modo con cui uno di noi, cento di noi o anche mille di noi possano fare la differenza per quanto riguarda quei meccanismi del mondo che hanno preso a muoversi in modo pericoloso.

Quel che ognuno di noi può fare però è guardarsi dentro e chiedersi: “Sarò all’altezza?” Essere all’altezza significa chiedersi come ho usato il periodo di tranquillità per lavorare su me stesso: ho usato il mio tempo in modo proficuo, accrescendomi sia umanamente che intellettualmente? Sono stato in grado di impiegare le mie energie per diventare più forte, più coraggioso, più consapevole? Oppure ho lasciato scorrere il tempo non curandomi del fatto che prima o poi le cose sarebbero cambiate? E quando il cambiamento giungerà, sarò una risorsa per le persone che amo, sarò un sostegno e un aiuto, oppure sarò un fardello, mi aggrapperò a loro in modo incontrollato, spingendole verso il crollo non per colpa loro ma per mia impreparazione? 

Lo so, sono domande complicate, ma sono le domande inevitabili da porsi. E vorrei essere chiaro: queste non sono domande da porsi solo quando i venti di guerra avanzano e temiamo per la pace che davamo per scontata. Queste sono domande che dovremmo porci ogni giorno perché il cambiamento ci coglie sempre in modo imprevisto e se non ho avuto la forza di prepararmi, allora diventerò parte del problema e non un aiuto a chi vuole affrontarlo.

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