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Seguire l’istinto

Chi segue l’istinto finisce estinto
Anche se molti pensano che l’istinto abbia maggiori possibilità di riuscita rispetto ad un “over-thinking”, non ti consiglierei di assecondare questa idea. Questo pregiudizio si traduce in vari modi: “Di solito capisco una persona al primo sguardo”, “è stato un vero colpo di fulmine”, “sono uno che capisce al volo”, et similia. Ma affidarsi all’istinto, al “primo acchito”, alle sensazioni “a pelle” significa esporsi ad errori cocenti. 
Certo, di tanto in tanto ci accorgiamo che quella persona è proprio come ce l’eravamo figurata inizialmente. Ma questo pensiero non dà assolutamente alcuna solidità all’istinto come metodo di giudizio: 
1- in primo luogo, ci accorgiamo che l’istinto aveva ragione solo dopo aver riflettuto a lungo su quanto vissuto: l’istinto, in sé e per sé, non ha alcun significato senza la riflessione (il che significa: se anche avessimo avuto ragione d’istinto, rigettare o accettare quella determinata persona senza il beneficio del dubbio sarebbe stato stupidissimo); 
2- l’istinto prende significato grazie al senno del poi: solo in conseguenza di pensieri, riflessioni ed esperienze sedimentate ci accorgiamo che la prima idea era proprio quella. L’istinto iniziale, infatti, è informe e privo di coordinate proprio perché irriflessivo, pre-personale e irrazionale (insomma, il senno di poi ci farà sempre sembrare l’istinto come un saggio consigliere, ma è solo una storiella che ci stiamo raccontando); 
3- l’istinto ci getta nella casualità poiché la reazione “di pancia” in ogni ambito della vita è letteralmente un lancio di dadi: un’antipatia o simpatia, un pregiudizio impersonale, una parola buttata senza pensare. Riflettere dopo la prima sensazione significa ridurre le variabili e aver maggior controllo della situazione ed è fondamentale fare la fatica di pensare e concedersi la pazienza di capire. Nessuno capisce nulla, veramente, “a pelle”. 
Questo è applicabile a quasi tutti i campi della nostra conoscenza: come ci formiamo una convinzione, come giudichiamo un determinato evento, come ci approcciamo ad uno sconosciuto, et cetera. 
D’altra parte, è ovvio che il contrario del “segui l’istinto” è l’over-thinking. Ma di questo ci occuperemo nella newsletter della prossima settimana.

Una risposta

  1. Aggiungerei che bisogna essere doppiamente attenti e critici a ciò che l’istinto ci suggerisce, il bias di conferma ci
    annebbierà la vista rischiando di farci sbagliare due volte. Credo tuttavia che basti essere consapevole di ciò per
    non cadere in questa “trappola”

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